1931-'32: Colpa dei "cicli"?

Con formula immutata (solo tre anni dopo si scenderà a 16 squadre) il campionato ebbe inizio il 20 settembre 1931 e si concluse il 12 giugno 1932. La Roma anticipò di una settimana per gli impegni di semifinalista di Coppa Europa.
Campione d'Italia ancora la Juventus (54): era cominciata la serie dei cinque scudetti consecutivi. Seguiva il Bologna (50); la Roma fu «soltanto» terza, ma a gran distacco (40). Lazio tredicesima (27)..
Squadra titolare: Masetti, De Micheli, Bodini, Ferraris IV, Bernardini, D'Aquino, Costantino, Fasanelli, Volk, Lombardo, Chini. Riserve: Mattei, Carpi, Bossi, Ferrari, Eusebio. Allenatore: Burgess; dal dicembre l'austriaco Baar. Campo: Testaccio.
Partite vinte 16, pareggiate 8, perdute 10. Gol segnati 53, incassati 42. Capocannoniere: Volk, 16 gol.
In Coppa Europa, che equivaleva alla Coppa dei Campioni, la Roma dopo aver eliminato lo Slavia di Praga fu estromessa dai viennesi del First (2-3 a Testaccio, 1-3 nel ritorno)
.

Fu un'annata di malumori. I tifosi non riuscivano a capire come mai una squadra che l'anno prima aveva meravigliato tutt'Italia per la lunga lotta condotta da pari a pari contro la Juventus, non riuscisse a fare almeno altrettanto pochi mesi dopo. Oggi crediamo di sapere molto di più, forti dell'esperienza, e parliamo di «cicli» più o meno lunghi a cui nessuno si sottrae. La stampa si orientò, come succede ancora oggi, verso l'opinione che tra le cause principali fossero le fatiche supplementari di Coppa; in società si lasciava dire ma si era scettici. La prima sconfitta era piombata subito, alla prima trasferta, seconda giornata del torneo: Triestina-Roma 2-0. (Quella Triestina che finì a un passo dalla retrocessione). Si mise in giro la voce che la squadra era andata a picco perché l'arbitro era lo stesso famigerato Gama che aveva rovinato la stagione precedente. In più giornali si lesse che il «gran colpevole» era il presidente che aveva creduto di essere con quella formazione in un ventre di vacca e aveva tenuta chiusa la borsa in fatto di acquisti. Ma non era vero. Sacerdoti, maestro in quelle che oggi si chiamano pubbliche relazioni, fece sapere che invano aveva tentato di ottenere dal Bologna il grande difensore Eraldo Monzeglio e dalla Triestina il quotato terzino Gazzari.
In sostanza fu un campionato a singhiozzo, con la Juventus che realizzò sul proprio campo la vendetta che ruminava dal 15 marzo del 1931. A un anno quasi esatto, 6 marzo 1932, la Roma subì a Torino un rovinoso 1-7. L'onore fu salvato una volta di più da Bernardini che
sdegnato piantò il centrocampo e fece secco Combi. Il torinese «Guerino» insinuò la storiella di un grazioso omaggio reso da Rosetta e Caligaris al loro camerata azzurro. Roma sussultò tanto che Biancone fece scendere dal treno la squadra a Civitavecchia, avendo saputo che alla stazione di Trastevere una piccola folla di esagitati attendeva i colpevoli dell'ingloriosa resa. Sarà il caso di ricordare che la Juventus, già allineata dal favoloso Orsi, aveva fatto arrivare dall'Argentina un altro grosso campione, il quadrato Monti, autentica spina dorsale della squadra in un periodo in cui al ruolo del centromediano si delegavano mansioni essenziali.
Burgess fu liquidato dopo due sconfitte consecutive a fine novembre del '31. Non era esaltante il nome del successore, fino ad allora allenatore in seconda, più giovane dell'inglese, più astemio, ma di formato ridotto quanto ad esperienza: Baar. Ebbe all'inizio buoni risultati, ma non doveva resistere a lungo. La stagione tu anche angustiata da una singolare ribellione dei giocatori. Il crollo a Torino era stato preceduto da una sconfitta in casa ad opera dell'Alessandria. Sacerdoti non era un filosofo. Fu ventilata una multa collettiva. Prima ancora dell'annuncio ufficiale Bernardini si fece capopopolo e con Ferraris, Chini e Fasanelli saltò un allenamento avanzando un esposto alla federazione. Tutti i firmatari furono subito messi fuori squadra ed esplosero polemiche incandescenti tra i tifosi e, cautamente, nei giornali. Fortunatamente il segretario della federazione, Zanetti, si interpose con la ben nota abilità e tutto tornò in pace. Il finale del campionato, tra alti e bassi, riservò ai tifosi la consolazione di un altro successo sulla Lazio che in quella stagione si era rimpinzata di elementi d'oltre oceano, più o meno oriundi, più o meno bravi. Ma l'anno dopo...

Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)

 

Indietro